L'amore che provo per mio figlio
spesso mi stupisce
e mi scuote.
E' un'amore forte e resistente,
insistente nel volere bene,
anche se il bene in apparenza non ritorna.
E' caparbio e duro come un pezzo di granito che non si spezza.
Al tempo stesso è tenero come morbida balsa,
che si modella per voler bene in modo discreto e costante.
E' grandissimo al punto che non sta dentro il cuore
ma spesso trasborda che non sai più dove metterlo
e allora va dappertutto.
E' puro come una calla profumata,
appena raccolta per essere mostrata a tutti.
E' oscuro e misterioso come il buco profondo di una grotta nascosta,
che quasi fa paura per quanto è profonda.
E' diverso da ogni altro amore si possa provare,
perché è davvero oltre.
E' inutile,
chi non ha stretto il figlio tra le braccia
non ha modo di capire quel che scrivo.
E non me ne voglia,
ma è così, ne sono sicura.
Autrice: Gg
Chi mi ha spedito questo toccante componimento di una sua amica mi ha scritto:
RispondiElimina"Ci tengo molto a questa poesia perché esprime la particolarità dell'amore in un'esperienza adottiva. L'autrice non vuole apparire con nome e cognome per non essere riconosciuta..."
Rispetto come al solito la volontà di restare nell'anonimato e nel contempo abbraccio con grande affetto chi prova un sentimento così grande per il figlio tanto desiderato.
Non posso che ricordare e sottolineare una frase che avrete certamente già sentito e che recita più o meno quanto segue:
"Il figlio non è di chi lo mette al mondo ma di chi lo cresce!".