domenica 26 agosto 2012

Lettera di "un vecchio"

Cosa vedi infermiera? Cosa vedete?
Che cosa stai pensando mentre mi guardi?
"Un povero vecchio", non molto saggio,
con lo sguardo incerto ed occhi lontani,
che schiva il cibo, non dà risposte
e che quando provi a dirgli a voce alta: "Almeno assaggia"
sembra che nulla gli importi di quello che fai per lui.
Uno che perde sempre il calzino o la scarpa,
che ti resiste, non permettendoti di occuparti di lui,
per fargli il bagno, per alimentarlo e la giornata diviene lunga.
Ma cosa stai pensando? E cosa vedi?
Apri gli occhi infermiera! Perchè tu non sembri davvero interessata a me...
Ora ti dirò chi sono, mentre me ne sto ancora seduto qui a ricevere le tue attenzioni
lasciandomi imboccare per compiacerti.

"Io sono un piccolo bambino di dieci anni con un padre ed una madre,
fratelli e sorelle che si vogliono bene.
Sono un ragazzo di sedici anni con le ali ai piedi,
che sogna presto di incontrare l'amore...
A vent'anni sono già sposo, il mio cuore batte forte,
giurando di mantener fede alle sue promesse.
A venticinque ho già un figlio mio
che ha bisogno di me e di un tetto sicuro, di una casa felice in cui crescere.
Sono già un uomo di trent'anni e mio figlio è cresciuto velocemente,
siamo molto legati l'uno all'altro da un sentimento che dovrebbe durare nel tempo.
Ho poco più di quarant'anni, mio figlio ora è un adulto e se ne va,
ma la mia donna mi sta accanto per consolarmi affinchè io non pianga.
A poco più di cinquant'anni ... arrivano giorni bui... mia moglie muore...
guardando al futuro rabbrividisco con terrore...
Ora sono un uomo vecchio e la natura è crudele.
Si tratta di affrontare la vecchiaia... con lo sguardo di un pazzo.
Il corpo lentamente si sbriciola... grazia e vigore mi abbandonano.
Ora c'è una pietra... dove una volta ospitavo un cuore.
Ma all'interno di questa vecchia carcassa un giovane uomo vive ancora
e così di nuovo il mio cuore martoriato si gonfia.
Mi ricordo le gioie... ricordo il dolore.
Io vorrei amare, amare e vivere ancora...
Ma gli anni che restano son pochissimi... tutto è scivolato via... veloce.
E devo accettare il fatto che niente può durare..."

Quindi aprite gli occhi gente... apriteli e guardate...
"Non un uomo vecchio"... avvicinatevi meglio e... vedete ME !

Autore:  un vecchio malato all'ospedale di Bologna

domenica 19 agosto 2012

Andiamo a Reims

Andiamo
la mattina presto
per la strada che porta
a Reims...

Ci fermeremo
di tanto in tanto
all'ombra degli alberi
nei boschi senza fine.

Il fiume
che divide la campagna
con un taglio d'amore
ci sorride...

Le allodole cantano alla vita
mentre il vento
parla leggero
tra le viti di champagne.

La strada di Reims
gli alberi nei boschi
il fiume e i vigneti
sono solo un sogno...

Attesa

Il cuore batte forte

il ritmo del tempo

che passa

privo di te.


Autore:  Giuliano Spagna

Ti ho vista

Ti ho vista infine
dopo giorni di attesa
sciolti in un istante...

Ti ho stretto le mani
e baciate le guance
calde di gioia...

Ti ho guardata negli occhi
per dirti parole mai dette
di un sogno d'amore...

Autore:  Anonimo.

mercoledì 15 agosto 2012

Guardate

Guardate gli uccelli che vivono in libertà:
essi non seminano, non raccolgono
e non mettono il raccolto nei granai...

Guardate come crescono i fiori dei campi:
non lavorano,
non si fanno vestiti...

... fate la sua volontà ...

... non preoccupatevi troppo per il domani:
ci pensa lui, il domani, a portare altre pene.
Per ogni giorno basta la sua pena.

Autore:  Gesù Cristo.

Il vento del mare

Il vento del mare, impetuoso
dal cielo e dal piccolo porto
il grigio ha spazzato via

ed ora il sole, dolce e sinuoso
come d'incanto è risorto
sciogliendo la malinconia.

sabato 4 agosto 2012

Con le proprie ali

Nessun uccello
vola troppo in alto
se vola con le proprie ali...

Autore:  William Blake

Quando son partito da Dosolo

Quando son partito da Dosolo

Quant su parti da Deosul

Avevo trent'anni
quando lasciai Dosolo
e mi ricordo ancora
la faccia di mia madre
mentre le dicevo:
"Mamma vado a Castiglione."

A gav trent'an
quant su gni via da Deosul
e am ricordi ancora
la facia ad me madar
quant a gu det:
"Mama a vu a Castion."

In ginocchio
m'implorava
che non partissi
e tanto andò in collera
che per otto giorni
non mi guardò.

In snoc
la m'inplurava
ca rastes le
e tant le' andada in corra
clam ma mia varda in facia
par ott de.

Era il 13 di febbraio del 1973:
nevicava che Dio la mandava
e la mia macchina
forse indispettita
non volle sapere
di mettersi in moto.

L'era al tredas ad febrer dal melanofsent e stantatri'
a fiucava che Diu la mandava
e la me machina
fursi indispetida
la mia vri' saver
da mez in moto.

E mio padre
con le lacrime agli occhi
dal dispiacere
mi disse:
"Neanche la tua macchina
vuole andarsene dal nostro paese."

Me padar
cun li lacrimi a ioc
dal dispiaser
al ma det:
"Gnanc la to' machina
lam vol mia andar via dal nost paes."

Ma io
ero contento
sicuro di fare fortuna
ma però vi garantisco
che è stato
un gran brutto momento!

Me
a ser cuntent
sichiur at far fortiuna
ma però af garantesi
cle' sta
an gran brot mument!

Autore:  Mario Avanzi.

Spes

L'ora più buia
è sempre quella
che precede
l'arrivo del sole.

Autore:  Paulo Coelho