sabato 1 dicembre 2012

Signore, mi raccomando

Signore, mi raccomando

Signore, quando arriverò in fondo alla strada
se è possibile e non ti è di peso,
fa che succeda, in un giorno caldo, d'estate,
sereno, quieto e con i bambini che gridano,
col sole alto per farmi restare
gli occhi pieni di luce, per farmelo ricordare.

Signur, me racumande

Signur, quant riarò 'n font ala strada
se l'é pusibol e se t'en fa de gnent
fa chel capite, en dé dé calt, d'istà,
seré, quiet e coi putei che usa,
col sul valt isé de fam restà
iocc pié de ciar, per famel ricurdà.

E un'altra cosa, intanto che l'ho in mente,
pensaci Tu a quelli che rimangono qui,
non farmi partire con la preoccupazione,
prendili per mano come farai con me.
Per insegnarmi la strada che porta
a casa Tua... Magari anche la mia.
Almeno lo spero, se non mi hanno ingannato
tutti quelli che mi hanno insegnato a farmi il segno della croce.

E n'altra roba, entant che l'ò i n'a ment,
pensega Té a chei che resta ché,
fam mia 'ndà ia con la preocupasiù,
ciapi per mà cume farét con mé.
Per ensignam la strada che la porta
a casa Tò... Magare anche la mé.
Almen el spere, si ma mia 'embruiat
toi chei chi ma 'nsignat a fam la crus.

Autore:  Aroldi Eros

1 commento:

  1. Vi voglio proporre, su suggerimento del mio amico Claudio, un altro gradito poeta dialettale, Aroldi Eros, che fissa i suoi sentimenti in "asolano", vernacolo simile al castiglionese e per questo facilmente comprensibile da me e dai miei familiari...
    Per gli altri lettori di paesi troppo lontani da Asola e da Castiglione, certamente impossibilitati a capire il nostro dialetto mantovano-bresciano, non resta che gustare la piacevolissima traduzione in italiano curata dallo stesso scrittore.
    Di questa fantastica poesia mi ha colpito la richiesta umanissima rivolta al Signore di poter morire in un giorno d'estate, caldo e sereno, con i bambini che gridano per la strada giocando spensierati...
    Un augurio quindi di lasciare questa vita amata per gli affetti, per la natura solare delle nostre campagne, con gli occhi pieni di luce, magari a mezzogiorno, per poter ricordare quei raggi abbaglianti anche dopo...
    "Col sul valt isé de fam restà iocc pié de ciar, per famel ricurdà".
    Poi il poeta pensa ai propri cari e chiede a Gesù di prenderli per mano...
    "Ciapi per mà cume farét con mé".
    Con quest'ultima frase in dialetto, così piena di speranza, che si unisce poi all'altrettanto meravigliosa "Per ensignam la strada che la porta a casa Tò...Magare anche la mé", ringrazio il carissimo Eros per averci fatto commuovere e credere ancora...

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