Aver la fortuna di non dover guidare l'auto nel caotico fiume di macchine che si perde nella nevrotica rete autostradale, credetemi è un privilegio e con un po' di attenzione verso lo spettacolo che il treno offre passando per campagne e paesi, si può scrivere anche una poesia... Questo mio umile e breve componimento parla all'uomo che riesce ancora a vedere la natura come una bellissima e gioiosa meraviglia, come una fonte inesauribile di voglia di vivere, come la madre dell'umanità, come serenità infinita. Ecco perché gli occhi di chi si sente parte del creato luccicano limpidi e ridenti!
Caro Sergio, da vecchio pendolare, ricordo con nostalgia la campagna osservata dai finestrini dei treni che mi hanno accompagnato al lavoro. Non ti nascondo che provavo quasi un senso di invidia verso i contadini che intravedevo da lontano, questo perché mi sentivo strappato dal mondo contadino e trasformato mio malgrado in mezze maniche. Cosa vuoi mai, ricordi lontani di una campagna ormai perduta. Eros Aroldi
Grazie carissimo Eros, pendolare anche tu per anni e anni, hai provato emozioni intense guardando fuori dal finestrino, verso quella campagna che chiama chi l'apprezza, che si offre al sentimento di chi la sente come madre. Tu inoltre sei stato contadino prima di diventare un impiegato, hai sicuramente molti più ricordi legati alla campagna, io invece devo andare al passato dei nonni, alla loro fattoria che mi accoglieva come ospite privilegiato... Poi la mia campagna è quella dei cacciatori e dei loro cani: papà Ezio con Gec e Mac ancora lì vedo tra gli alberi, in lontananza, mentre il treno scivola via nel mio mondo ammalato di dolce e struggente nostalgia.
Aver la fortuna di non dover guidare l'auto nel caotico fiume di macchine che si perde nella nevrotica rete autostradale, credetemi è un privilegio e con un po' di attenzione verso lo spettacolo che il treno offre passando per campagne e paesi, si può scrivere anche una poesia...
RispondiEliminaQuesto mio umile e breve componimento parla all'uomo che riesce ancora a vedere la natura come una bellissima e gioiosa meraviglia, come una fonte inesauribile di voglia di vivere, come la madre dell'umanità, come serenità infinita.
Ecco perché gli occhi di chi si sente parte del creato luccicano limpidi e ridenti!
Caro Sergio,
RispondiEliminada vecchio pendolare, ricordo con nostalgia la campagna osservata dai finestrini dei treni che mi hanno accompagnato al lavoro. Non ti nascondo che provavo quasi un senso di invidia verso i contadini che intravedevo da lontano, questo perché mi sentivo strappato dal mondo contadino e trasformato mio malgrado in mezze maniche.
Cosa vuoi mai, ricordi lontani di una campagna ormai perduta.
Eros Aroldi
Grazie carissimo Eros, pendolare anche tu per anni e anni, hai provato emozioni intense guardando fuori dal finestrino, verso quella campagna che chiama chi l'apprezza, che si offre al sentimento di chi la sente come madre.
EliminaTu inoltre sei stato contadino prima di diventare un impiegato, hai sicuramente molti più ricordi legati alla campagna, io invece devo andare al passato dei nonni, alla loro fattoria che mi accoglieva come ospite privilegiato...
Poi la mia campagna è quella dei cacciatori e dei loro cani: papà Ezio con Gec e Mac ancora lì vedo tra gli alberi, in lontananza, mentre il treno scivola via nel mio mondo ammalato di dolce e struggente nostalgia.