sabato 18 luglio 2015

La partenza.

Mi ricordo una mattina 
arrivò una cartolina 
che diceva con ardire 
uno di noi due deve partire.

A chi tocca la sentenza 
che richiama una partenza, 
non la madre non la figlia 
ma al papà capo famiglia.

Qua vicino c'è la guerra, 
si combatte per cielo-mare-terra, 
c'è chi soffre c'è chi muore 
c'è chi attende con tremore.

Tu parti e ti chiedi perché 
ma anche la famiglia è con te 
a condividere ansia e paura, 
perché la vittoria non è sicura.

Passano i mesi e i tuoi desideri 
affollano la mente di tanti pensieri 
ma il più urgente è di tornare 
la tua famiglia riabbracciare.

La mia giornata da mattino a sera 
trascorre tra paura, pensieri e preghiera, 
i compagni da consolare 
e le loro storie da ascoltare.

Qua si combatte ma chi è il nemico? 
Il compagno vicino che viene colpito; 
nessuno dei due accetta la sorte, 
vogliamo la vita non la morte.

A guerra finita sono tornato 
questa esperienza mi ha trasformato 
ma il pensiero che sempre mi afferra: 
a che serve fare la guerra?

Autrice: Caterina Faganelli.

2 commenti:

  1. A che serve fare la guerra? Inizio il mio umile commento con la domanda finale della poesia di Caterina che ci descrive con sentimento l'angoscia di chi parte per andare a combattere.
    Mesi e mesi di separazione forzata dalla propria famiglia, ansia e paura di non tornare a riabbracciare le persone amate.
    Si consolano i soldati raccontando ed ascoltando le loro storie, diverse ed uguali, accomunati dalla stessa terribile guerra: ma a cosa serve la guerra?

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  2. "Qua si combatte ma chi è il nemico? Il compagno vicino che viene colpito" richiama alla mia memoria di studente la poesia "Fratelli" di Ungaretti che andò a pubblicare qui di seguito.

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