Ieri l'altro la vulcanica Elena, pensionata ed ex collega, mi si presenta in ufficio lasciandomi una raccolta di poesie, dal titolo ribelle:"Amo la rivoluzione più di mia madre". L'autore, Luigi Pedilarco, poeta di strada, mi ha subito colpito per la libertà ed immediatezza delle sue parole, fantastiche e spontanee. "Che ve ne importa della mia mestizia", cara gente, frettolosa, immersa nella frenesia di una vita ricca di vanità... E mestizia è qualcosa in piú della tristezza, è afflizione, malinconia, amarezza... Il poeta non vuole imitare quella gente disincantata, lui vuole seguire la rivoluzione che attrae ed affascina. Per gli altri può bastare il mare e rotolarsi sull'acqua, per il poeta invece c'è l'incanto dell'isola che non c'è...
Ieri l'altro la vulcanica Elena, pensionata ed ex collega, mi si presenta in ufficio lasciandomi una raccolta di poesie, dal titolo ribelle:"Amo la rivoluzione più di mia madre".
RispondiEliminaL'autore, Luigi Pedilarco, poeta di strada, mi ha subito colpito per la libertà ed immediatezza delle sue parole, fantastiche e spontanee.
"Che ve ne importa della mia mestizia", cara gente, frettolosa, immersa nella frenesia di una vita ricca di vanità...
E mestizia è qualcosa in piú della tristezza, è afflizione, malinconia, amarezza...
Il poeta non vuole imitare quella gente disincantata, lui vuole seguire la rivoluzione che attrae ed affascina.
Per gli altri può bastare il mare e rotolarsi sull'acqua, per il poeta invece c'è l'incanto dell'isola che non c'è...