domenica 15 aprile 2012

Ieri è morto Morosini, un giovane calciatore

Ho visto delle immagini sconvolgenti, il giovane giocatore del Livorno accasciarsi per terra, cercare di rialzarsi per poi ricadere senza più muoversi, mai più, nonostante i tentativi disperati dei medici.
L'altro giorno, prima di questa disgrazia inaccettabile ed ingiusta umanamente parlando, mi ero soffermato sulla poesia "Soldati" di Ungaretti sottolineando che noi tutti, pur in tempo di pace, senza gli orrori della guerra, siamo comunque come le foglie d'autunno: basta un soffio improvviso, inaspettato, drammatico ed unico, per staccarci dalla nostra esistenza, dai nostri cari, dai nostri amici.
Mio padre morì dopo una lunga e dolorosa agonia per un cancro che lo martoriò: la morte lo abbracciò infine come una liberazione prima di compiere 54 anni.
Ezio, così si chiamava, era relativamente giovane, aveva la mia stessa età, non paragonabile certo ai 25 anni di Morosini!
A me sembrò che Dio mi avesse strappato per sempre l'amore dall'anima e lo odiai, a lungo lo detestai con ripugnanza, continuando a maledire la croce caduta su mio papà, non vedendo alcuna resurrezione per la nostra famiglia e non credendo più soprattutto a Gesù, alla sua passione, al suo e al mio dolore senza fine.
Ora la morte di questo ragazzo è un abisso di tristezza perchè ben più giovane di mio padre, ancora più inspiegabile, ripeto, non sopportabile dal punto di vista umano.
Tra le persone care della mia tribù, fatta di tre famiglie messe assieme più altri inseparabili amici, sono usciti discorsi più che giustificabili come per esempio: "Dio non esiste se chiama a sè tutta la famiglia Morosini, prima i genitori, poi un figlio suicida ed infine chi avrebbe accudito la sorella handiccappata!"
Domande simili a quelle che mi posi a 18 anni, quando morì mio papà.
Allora, tanti anni or sono, certamente più di trenta, mi venne in soccorso un altro Padre, unica risposta al bisogno disperato che avevo di amore paterno: mi ritrovai fra le Sue braccia, che spesso si confondevano con quelle di Don Tonino, così pronte a stringermi sui campi di calcio, così vicine quando facevo l'assistente ai campiscuola a Vezza, così care e ricche di conforto per le mie tristezze di giovane uomo.
Anche oggi, come allora, non ho risposte certe, non ho la fede assoluta con verità chiarificatrici degli avvenimenti che succedono, resto così immobile, senza parole, non avendo altro conforto che nella speranza, umana e cristiana allo stesso tempo, speranza che mi parla di un'altra vita che sconfigge la morte!
Un abbraccio a tutti, Sergio.

1 commento:

  1. Ringrazio Andrea, allenatore degli Juniores del nostro oratorio, che ieri ha condiviso con me, attraverso degli umili SMS, lo sconforto della scomparsa di questo giovane calciatore: ci siamo immedesimati entrambi nell'angoscia dell'allenatore che vede morire il suo "figlio sportivo", il suo ragazzo cresciuto sul campo di calcio.
    Un abbraccio fraterno a Luca, mio cognato, che come tante altre volte, con la sensibilità di chi nella vita ha conosciuto la sofferenza della scomparsa prematura della mamma prima e del papà poi, ha saputo pormi delle domande che solo una grande persona come lui, attenta al dolore degli altri, può riuscire a fare colpendo nel segno!

    RispondiElimina