C’era un prato: con folte erbe, frammiste
a bianchi fiori, e gialli e violetti ;
e fra esse un brusio di mille piccole
vite felici ; e se sull’erbe e i fiori
spirava il vento, con piegar di steli
tutto il prato nel sol trascolorava.
Io pur, tuffando i piè leggeri in quella
freschezza, e piena l’anima di fonti
canore, io pur trascoloravo al vento
che non sapea s’io fossi stelo o donna.
E volavan farfalle, uguali a petali
sciolti dai gambi , e si perdean rapiti
i miei pensieri in quell’area danza
ove l’ala era il fiore e il fiore l’ala.
Ma dov’era quel prato? Non so più.
E quel vento soave, che scendea
sull’erbe folte, a renderle
curve e beate, e me con loro, in quale
tempo io dunque l’intesi? Non so più.
Fu un sogno, forse. E che mai altro, o vita,
chiedere a te dovrei? Vita perduta,
nella tua verità non sei che un sogno.
Autrice: Ada Negri.
Ripropongo alla vostra lettura questa poesia che per errore avevo cancellato nel cercare di completarla: nella prima edizione infatti risultava priva della chiusa finale.
RispondiEliminaImmaginatevi dunque questo prato meraviglioso che la primavera ha trasformato in un piccolo paradiso: le farfalle si confondono con i fiori e la stessa poetessa si sente parte della natura.
Una magica estasi la rapisce e la felicità offre pennellate di colore e di sentimento.
Poi si domanda se è mai esistito veramente questo incantevole prato d'aprile e prende voce la malinconia...
Anch'io ricordandomi il quartiere natio di Portalago rivedo con nostalgia i mille fiori variopinti della zia Rita visitati da ronzanti apine e la mia vita cantava spensierata alla bella stagione...