venerdì 5 settembre 2014

Leggende

Qui da noi le mani accarezzano le nuvole
e spaziano in cieli tersissimi.
Qui da noi le dita toccano la luna,
fanno vibrare le corde delle stelle,
con chitarre sonore,
e trinano merletti di cotone bianco.

Qui da noi i tamburi danzano la notte
e fasciano i corpi,
e stancano le membra.

Qui da noi il canto è all'unisono
sul tono di uccelli,
altissimi.
Qui da noi, la notte, le foglie sussurrano
canzoni e recitano poesie alla terra
che le amache ascoltano.

Qui da noi l'acqua del pozzo
racconta di storie e leggende,
di amori tra raggi di sole e di luna.

Autore: Giulio Alberto Girardello.

2 commenti:

  1. Carissimo Ettore, "socio" ormai del nostro umile sito, ti ringrazio innanzitutto per avermi donato la bellissima raccolta di poesie, pubblicata a cura del centro missionario diocesiano di Verona, HO APPENA DUE MANI di Don Giulio Alberto Girardello.
    Scelgo LEGGENDE perchè sono rimasto incantato dal mondo descritto dal poeta, che parla col cuore di chi fonde l'umanità con la natura in un respiro armonioso di chi crede nel creato amandolo!
    Qui da noi, ripete il poeta iniziando ogni frase, qui da noi...

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    Pozzi che parlano...

    5 ore fa
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    Ciao a tutti, sono Peter, torno a trovarvi con un commento sulla poesia del "don" che mi ha affascinato sia per la profonda unione con il creato che per la magia che circonda il pozzo...
    Anch'io quand'ero piccolo avevo un pozzo vicino a casa, che mi offriva acqua freschissima nelle lunghe estati torride della mia infanzia, unitamente alle sue leggende fantastiche.
    Ho sempre cercato di sporgermi con molta cautela verso il mondo misterioso e nascosto del pozzo, pensando che un popolo di gnomi avrebbe potuto rapirmi e portarmi lungo le viscere più tetre della terra.
    Contemporaneamente cercavo però rane e rospi che si sarebbero trasformati in principesse e re, ma soltanto con un bacio!
    Le ombre poi della sera disegnavano profili di maghi e di streghe che cercavano di prendere i bambini più imprudenti e disubbidienti, che tardavano ad andare a cena.
    Vi ringrazio delle poesie che condividiamo, vi ringrazio di sopportare la mia "fanciullezza", ma è la mia forza, il mio impulso vitale!

    Un abbraccio poetico, Peter.

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