mercoledì 4 dicembre 2013

Com'era scura la mia Chiesa

Com'era scura la mia Chiesa
nelle fosche sere invernali,
quando alla fine dei Vespri
le pie donne sgranavan rosari.

Com'era cupa la mia Chiesa
con i lumini che tremavano
agli altari delle Madonne,
silenti negli antichi panni.

Com'era tetra la mia Chiesa
con i Santi barbuti e scuri
che ti fissavano dalle volte,
con sguardi malevoli e torvi.

Com'era triste la mia Chiesa
con quelle donnette scialbe
coi veli neri ed i cappotti stinti,
che sapevano di naftalina.

Com'era grigia la mia Chiesa
con le porte rose dagli anni,
dove un ricordo d'incenso
si mischiava alla nebbia.

Com'era diaccia la mia Chiesa
con il gelo di tanti secoli
che filtrava dagli umidi marmi
e dalle lapidi spoglie.

Com'era freddo anche quel bimbo
stretto, stretto alla sua mamma
che pensava ad una casa
a una stufa che avvampava.

Autore:  Eros Aroldi

1 commento:

  1. Riporto qui di seguito il commento che lo stesso Eros mi ha inviato tramite posta elettronica:
    "Caro Sergio,
    mi sono accorto, di non averti fornito alcun commento circa la poesia che ti
    ho trasmesso stamattina.
    L'ambiente è la cattedrale di Asola, e il tempo è quello della mia infanzia.
    Nei pomeriggi invernali, dopo le funzioni pomeridiane della domenica,
    l'arciprete soleva radunare in chiesa le donne di azione cattolica e le madri
    cristiane. Mentre il sole tramontava e la chiesa diventava sempre più fredda e
    più buia, io mi stringevo a mia madre agognando il momento del ritorno a casa
    per riscaldarmi alla stufa della cucina.
    Saluti carissimi
    Eros".

    Carissimo amico e poeta graditissimo, sei sempre un'infinita fonte di ricordi freschissimi, vitali, commoventi, che ci parlano di un passato che per noi, "diversamente giovani", sembra ieri l'altro ed invece...

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